martedì 22 luglio 2008

Fide et Ratio aliquo familiariter utor eloquentia

Premetto che il latino lo mastico poco perchè nessuno me lo ha mai insegnato, quindi mi perdonerete errori nel titolo.

Per rispondere bene sia al post che al commento, ho dovuto riflettere, rileggere le parole, capirne il senso e soprattutto il non fermarmi al significato superficiale, con il rischi di rispondere male. Innanzi tutto se il dialogo (moderno-epistolare, in questo caso) non può cadere nella pochezza di frasi banali o quantomeno offensive del credo altrui (vedasi l’inizio della canzone) ricordando che non è detto che perché ogni giorno sentiamo bestemmi, le nostre orecchie si siano abituate. Dopo di che ognuno è libero di pensarla come vuole, nel senso che una persona, nel ponderare una cosa così importante deve mettere sul piatto della bilancia più fattori, ma deve anche essere bravo a non farsi condizionare, riempiendo un solo piatto. Per quanto le cose sembrano evidenti, bisogna ricordarsi che almeno il doppio stanno sfuggendo. Allora consideriamo un po’ tutto.

Alt, discerniamo tra risposta al commento e commento al post.

Risposta al commento:

Andiamo per gradi (o per frasi), il fatto che sia in coma non è detto che non sia in grado di pensare, di provare emozioni, anzi se così non fosse mi chiedo perché esistano le cliniche del risveglio e perché si cerca di stimolare tali pazienti con musica, parole ecc.. Prova solo ad immaginare, per un momento che quella povera Ragazza possa sentire quello che le accade intorno, prova a pensare per un attimo, il dispiacere che potrebbe provare nel sentire che suo padre, la persona alla quale, forse, vuole più bene, sta facendo di tutto per ucciderla, l’amarezza sarebbe tanta anche solo nel pensare che lei stia ascoltando e non può intervenire. Di certo non ha l’encefalogramma piatto, altrimenti l’avrebbero già dichiarata morta, quindi qualcosa in lei rimane pulsante, chi ti assicura che perché non si può nutrire non possa provare fame, sete, magari un vago senso di tristezza, perché se un vago senso di tristezza per questa faccenda lo proviamo, in fondo, tutti. Potrebbe essere.

Commento al post :

Proviamo a partire da un altro punto di vista. Proviamo a dare per assodato che non sempre ciò che non si vede non ci sia, miliardi di persone non le vedo ma ci sono (discorso banale ma utile per gettare le basi del discorso). Per approcciare un argomento, non sempre dobbiamo utilizzare lo stesso metodo, con le persone non ci si raffronta allo stesso modo perché di natura diversa fra loro, e così per i temi della vita. Non credo che per questo tema siano necessari pipette graduate, becker o becher (come diavolo si scrive). Quindi cerchiamo un approccio scientifico si, ma rendendoci conto che non stiamo parlando di molecole. Come nelle diete fai date (l’esempio non si addice molto, ma è efficace) il fare da soli, potrebbe essere dannoso, ai fini della nostra ricerca, dotiamoci di mezzi adeguati, ovvero 2 libri. Prenderei “Fides et Ratio” (enciclica dell’ attuale Papa) e il libro Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)”. Da qui iniziamo il percorso, un percorso che se affrontato seriamene, può mettere in crisi anche la persona più convinta. Cosa ne esce fuori? Una delle probabili soluzioni, di certo, però, frutto di vero percorso, il quale, ha fatto si che, sul piatto della bilancia mettessimo il più possibile, per ottenere una millesima parte di ciò che ci siamo chiesti, una millesima parte di una risposta che solo alla fine della vita riusciremo a dare. Non credo che con i soliti luoghi comuni tu possa cercare di dare una motivazione alla tua vita, tu possa dire si Dio c’è, oppure no, il farsi condizionare a volte, oltre che ad essere subdolo è anche un discorso che porta a far credere che alle conclusioni ci sia arrivato tu mentre invece sono quelle che volevano che tu arrivassi. Vedi Bundo, io non ti devo, e nemmeno voglio, convincere dell’ esistenza di Dio, anche perché la vedo, palese, ogni giorno, ma bensì il tuo ultimo post mi sembra più frutto di una spinta innaturale, al tuo consueto ateismo, figlia di una frase o di un momento, particolarmente coinvolgente, ai tuoi occhi, ma che, a ben poco di tuo, ti ha portato.