Come ogni volta che si affronta un tema che coinvolge l’etica e i principi di una persona, non c’è un punto di vista unico e corretto, anche nel caso della ragazza milanese (?) non si può dire che uno abbia la soluzione perfetta ad un problema etico come l’eutanasia.
Pensandoci su, ho provato ad approcciare il problema in 2 modi: quello cattolico e quello politico laico.
Considerando l’approccio cattolico e pur non essendo un teologo, mi viene da pensare che se Dio in primis ti lascia la possibilità di seguirlo oppure no, così mi dovrei comportare io con queste persone. Quindi se uno coscientemente dice che non vuole curarsi, o restare attaccato ad una macchina per rimanere vivo, dovrei assisterlo con “umano amore” fino a che non decide di morire. Qui però c’è il presupposto di consapevole scelta. Quindi se uno è cosciente lo può decidere e quindi può optare per l’eutanasia. Resta inteso che andando contro il principio della sacralità della vita, è inutile che si aspetti funerali religiosi, anche se credo che poi sarà Dio a giudicarlo e non degli uomini. Se però tutto ciò si basa sul libero arbitrio, mi sembra ovvio che uno che non lo abbia scelto prima, non può essere eutanasizzato (si dice?) perché così facendo è ovvio che lo si uccide. A sostenere ciò, sempre secondo me, interviene il discorso per il quale se per Dio è arrivata la tua ora, non c’è macchina che tenga, stacca Lui la spina e arrivederci e grazie.
Approcciamo ora il lato politico-laico. Il legislatore è indubbiamente obbligato ad intervenire sulle problematiche di condotta che solleva il cittadino. L’approccio deve sempre essere a difesa dell’essere più debole. Quindi suddividerò i casi in: caso di paziente terminale cosciente e caso di paziente incosciente.
Paziente cosciente è il paziente che vuole morire, per motivi suoi o vari e quindi è l’essere debole. Come si possono tutelare i suoi diritti? Nessuno si può sostituire alla sua volontà, medico o giudice che sia, quindi se è in grado di intendere e volere, se una (una sola) commissione di medici dichiarano l’impossibilità di guarigione allora se vuole potrebbe optare per l’eutanasia. Mi sembra ovvio che se però uno arriva ad una conclusione così grave vuol dire che la malattia l’ha veramente stroncato e che anche con tutto il sostegno che può dare una famiglia, lui ha deciso di andarsene e allora che sia libero di prendere anche questa strada.
Per il paziente, invece non cosciente, le cose cambiano, non si può sapere cosa voglia in quel momento, e anche se vari anni prima, avesse espresso un consenso a morire, in quel momento, non si ha la certezza che lo voglia, quindi, dato che non siamo in un paese con la pena di morte, nessuno né un suo tutore, né un giudice o medico, può decidere se uno deve vivere o morire. Del resto è uno dei diritti imprescindibili dell’uomo.
A chiusura di tutto ciò sarebbe meglio che chi legifera guardi prima i problemi della gente, che li ha votati e poi i propri. Anche perché non si rimane a governare per sempre….
4 commenti:
Hai espresso chiaramente il tuo pensiero ma in merito a quando scrivi "A sostenere ciò, sempre secondo me, interviene il discorso per il quale se per Dio è arrivata la tua ora, non c’è macchina che tenga, stacca Lui la spina e arrivederci e grazie" ti chiedo una cosa: se non fosse per la macchina che la tiene in vita, macchina che ha costruito l'uomo, macchina terrena, concreta, visibile, quella ragazza sarebbe morta sedici anni fa. Quindi se fosse per Dio la spina l'avrebbe già staccata lui da quel bel pezzo.
Come la mettiamo in questo caso? Nel senso: io sto tenendo in vita quella persona, consentimi la parola, contronatura. Non sto comunque andando contro le leggi di Dio?
Ma vedi Rob da credo che Dio ci ha anche dato la testa per curarci, creare vaccini, operarci, è chiaro che se non ci avesse dato l'intelligenza per creare tutte queste cose, adesso magari abiteremmo in tane scavate nella terra. Credo che non morire più di tubercolosi, perchè abbiamo il vaccino (solo nei paesi ricchi, purtroppo), non sia contronatura. E così per tutte le tecnologie a sostegno della vita. Poi dopo se fosse veramente la sua ora mi verrebbe da dire che non ci sarebbe macchina che tenga
Poi dopo se fosse veramente la sua ora mi verrebbe da dire che non ci sarebbe macchina che tenga.
Quindi tu terresti legata ad una macchina una persona che non è più in grado di pensare, di nutrirsi, di provare emozioni. Nulla. Eluana è morta sedici anni fa. Che senso ha? Che senso ha continuare a tenerla in vita così?
Gli esempi che mi fai sono esempi nobili ma nettamente diversi. La tubercolosi è una malattia. Eluana è morta. Se non fosse per la macchina Eluana sarebbe morta. La distinzione è tra prevenzione (cura ) e accanimento.
Eluana non la stai curando. La stai egoisticamente tenendo in vita.
Alla fine morirà, morirà di vecchiaia probabilmente. Magari tra quarant'anni. E in questi quarant'anni quale valore aggiunto potrà avere rimanendo qui?
Sempre che dopo ci sia qualcosa.
Di una risposta al tuo commento e una commento al tuo post.... ho fatto un post a mia volta per motivi di spazio....
http://checcosblog.blogspot.com/2008/07/fide-et-ratio-aliquo-familiariter-utor.html
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